L’arte di restare: giovani che investono nel proprio borgo

In un’Italia che per decenni ha visto intere generazioni emigrare verso le città in cerca di lavoro e opportunità, oggi sta emergendo un fenomeno controcorrente: sempre più giovani scelgono di restare nei propri borghi di origine o addirittura di farvi ritorno, investendo energie, idee e risorse per costruire un futuro radicato ma proiettato verso l’innovazione. Un movimento che possiamo definire, a pieno titolo, “l’arte di restare”.

Il ritorno alle radici non è una rinuncia

Non si tratta di una scelta nostalgica o dettata solo da fattori economici. Restare – o tornare – in un piccolo borgo significa spesso compiere un atto di coraggio e di visione. Questi giovani non vedono nei paesi un luogo da cui fuggire, ma un territorio da valorizzare: uno spazio dove è possibile conciliare qualità della vita, sostenibilità, relazioni autentiche e progettualità imprenditoriale.

Molti di loro stanno riscoprendo mestieri antichi, rivisitandoli con tecnologie e competenze contemporanee. Altri avviano startup nel turismo esperienziale, nell’agricoltura biologica, nell’artigianato artistico o nella trasformazione alimentare. La parola chiave è rigenerazione: del tessuto economico, sociale e culturale.

Dall’abbandono alla rinascita: storie di giovani protagonisti

In tanti borghi da Nord a Sud d’Italia, le storie si somigliano per spirito e determinazione. A Sutrio, piccolo paese in Carnia, un gruppo di under 30 ha rilanciato la lavorazione del legno trasformandola in un brand di design sostenibile. In Basilicata, giovani agronomi e biologi hanno creato cooperative per valorizzare i frutti dimenticati della macchia mediterranea, producendo confetture e liquori artigianali.

C’è chi ha riaperto botteghe chiuse da anni, trasformandole in luoghi ibridi tra coworking e gallerie d’arte, e chi ha recuperato case abbandonate per trasformarle in B&B che raccontano storie locali. Questi progetti hanno spesso un forte impatto sociale: riattivano l’economia, rallentano lo spopolamento, e rinsaldano il senso di comunità.

Gli incentivi e le reti che aiutano a restare

Non mancano le difficoltà: burocrazia, connessione internet instabile, carenza di servizi e trasporti sono ancora ostacoli importanti. Tuttavia, negli ultimi anni si sono moltiplicati bandi e incentivi per chi vuole investire nei piccoli centri. Tra i più noti ci sono quelli per le “case a 1 euro”, le agevolazioni per chi apre un’impresa nei comuni sotto i 5.000 abitanti, e fondi europei destinati allo sviluppo rurale.

Anche il Terzo Settore ha un ruolo centrale. Diverse associazioni e reti – come “Riabitare l’Italia”, “Borghi Autentici d’Italia” o il progetto “Restanza” – supportano i giovani con formazione, mentoring, microfinanza e strumenti di co-progettazione. Le università, dal canto loro, stanno promuovendo ricerche e tirocini nei territori marginali, stimolando una nuova visione dello sviluppo locale.

Borghi come laboratori di innovazione sociale

Restare, per molti giovani, significa anche contribuire a un nuovo modello di società. I borghi offrono un ambiente favorevole per sperimentare forme di economia circolare, modelli di governance partecipativa, reti di solidarietà e welfare di prossimità. In alcuni casi, i giovani sono diventati veri e propri attivatori di comunità: creano festival, orti condivisi, spazi culturali, momenti di confronto intergenerazionale.

Il digitale gioca un ruolo chiave. Grazie al lavoro da remoto e all’e-commerce, è oggi possibile vendere prodotti in tutto il mondo da un piccolo paese di montagna o continuare a collaborare con clienti internazionali senza vivere in città. Questo favorisce un equilibrio tra vita personale e professionale difficilmente replicabile nei contesti metropolitani.

Conclusione: una scelta consapevole e lungimirante

L’arte di restare non è dunque una scelta passiva, ma un atto consapevole di responsabilità e visione. In un’epoca in cui si parla di crisi climatica, sostenibilità e recupero delle identità locali, i giovani che investono nei borghi rappresentano una delle risposte più concrete e promettenti.

Restare è un verbo che, nelle mani giuste, diventa innovare, creare, vivere pienamente. E i borghi italiani, con il loro patrimonio storico, umano e naturale, possono tornare a essere luoghi fertili dove far crescere il futuro.